mercoledì 31 marzo 2010

Bravi ragazzi



Non posso fare a meno di chiedermi: la moda cambia davvero? Forse tutto scorre ma volte sembra proprio di essere fermi. O, magari, essere alla moda non è proprio più di moda.

mercoledì 24 marzo 2010

What’cha gonna do?

Rivedere un ex non è mai facile, in nessuna città: a volte risveglia vecchi ricordi, altre scatena la curiosità di vedere chi gli sta accanto ora, altre ancora, quando non si rimpiangono i momenti condivisi, si ringrazia semplicemente il cielo di averlo lasciato o ci si domanda come si possa essere state con un uomo così. Se, generalmente, la reazione più comune è quella di rimanere inspiegabilmente colpiti dal vederlo insieme a un’altra, anche nel migliore dei casi, in cui non esistano fatti pregressi o situazioni in sospeso, per Angelique è molto più frequente la tentazione di riandarci a letto, almeno per una volta. Secondo lei, infatti, gli uomini col passare del tempo cambiano modo di fare sesso. Ammesso e non concesso che non si tratti di un’involuzione. Personalmente, invece, mi diverto sempre a vedere i cambiamenti fisici. Tracciare un diagramma dell’evoluzione estetica dei propri ex in funzione del tempo può risollevare anche una giornata storta. Qualche sera fa, infatti, dopo essere rientrata delusa per non aver più trovato la taglia di quel jeans che continuavo a vedere in una vetrina del centro ma che, a causa della mancanza di tempo, non ero riuscita a comprare, ho visto in linea su MSN dopo parecchi mesi il mio ex italiano. Dall’avatar, non sembrava nemmeno lui: “Ma sei tu nella foto?” ho domandato. “Certo. Non ricordi neanche come sono fatto?”, la risposta un po’ infastidita. “Beh, sei cambiato”. “In meglio spero”. “Non ne sono poi così sicura”.
Per una singolare coincidenza, qualche ora dopo, mentre le tre sorelle che han fatto un patto cenavano a casa mia, l’argomento è scivolato nuovamente sulla questione ex quando Angelique ha riferito, sorpresa, quello che le aveva raccontato due mattine prima, a colazione, Roland, un ingegnere 34enne con cui, qualche anno fa, aveva avuto una rapporto di quasi 8 mesi, un gentleman elegantemente socievole dalla vigorosa personalità con due occhi verdi che mescolano sapientemente un che di irrimediabile malinconia e una deliziosa impertinenza: la settimana precedente Roland ha tradito Catherine, la sua attuale compagna con la quale convive da 2 anni. Praticamente, la prima storia seria dopo la separazione con Angelique e qualche avventura senza importanza. Quel che è peggio è che l’ha fatto con la migliore amica di Catherine che, a suo dire, l’avrebbe sedotto e conquistato. Ma se, al momento, si riesce solo a pensare che le situazioni più scomode sono quelle più intriganti, non si fa mai troppo bene i conti con il senso di colpa che affiora il giorno dopo e con la domanda che lo accompagna: che fare ora?
Rimasta sola, gustando uno dei pochi macarons di Ladurée rimasti (pétales de rose), io al contrario, non riuscivo a non pormi un’altra domanda: quanto l’immagine che si ha di un ex corrisponde alla realtà? Quando si vive una relazione, la prospettiva attraverso la quale costruiamo l’immagine del partner non può che essere distorta dalla naturale mancanza di obiettività ma, quando ci si lascia, si impara davvero a conoscere un ex?
A differenza di Estelle, l’episodio raccontato da Angelique non mi ha spiazzato malgrado la mia lettura risultasse meno disincantata della sua che, quella mattina, senza scomporsi, ha domandato a Roland se, almeno, si fosse divertito. Ma, al di là del fatto che il fascino del proibito, soprattutto in una dimensione sessuale, possa raggiungere livelli difficilmente immaginabili per altre sfere, non posso credere che le motivazioni che spingono un uomo a tradire la propria compagna con la sua migliore amica possano essere semplicisticamente riassunte dalla parola trasgressione. Probabilmente, quello che è sempre più difficile che accada nelle coppie oggi è riuscire a giocare a carte completamente scoperte, offendo all’altro l’ultima e più profonda verità alla quale si possa giungere, rischiando pure in termini di vulnerabilità. Realizzare, cioè, quel feeling che corrisponde alla sensazione di essere in contatto stretto con l’altro senza che una barriera invisibile, ma estremamente reale e percepibile, possa interporsi come invece spesso accade. Così, quello che dovrebbe essere un meccanismo autodifensivo più che lecito per mettersi al riparo dal fatto di essere facilmente attaccabili, diventa una prigione che fa dimenticare di avere un disperato bisogno di amore. Passando la vita a difendersi sempre e comunque, non si può far altro che sopperire a quella mancanza con tutte le forme compensatorie che nascono dalla sovrastruttura caratteriale basata su giochi di potere, seduzione sessuale e mercificazione dell’altro che diventa di fatto un oggetto, un accessorio della vanità individuale.
Mentre io aspettavo Nicolas da Starbucks bevendo un caffè, Angelique scioglieva i miei dubbi: niente ci lega di più agli ex quanto ciò che quando si sta insieme ci separa da loro.

mercoledì 17 febbraio 2010

Stand eine Laterne und steht sie noch davor

Se a Parigi i single non sono certo delle mosche bianche, numerosi sono i motivi che stanno alla base di questa condizione: tempo fa, si diceva, forse semplicisticamente, per scelta propria o altrui, ma, attraverso un’analisi più approfondita, si trovano molte altre cause, per lo stile e il costo della vita, perchè non è facile trovare l’altro elemento della coppia, per abitudine, perchè meglio soli che mal accompagnati, per paura del sesso, perchè si è appena divorziato, per il lavoro quando il successo e la carriera costituiscono una priorità, perchè in un mondo falso si cerca la persona vera, per la sete d’avventura o perchè, banalmente, si sta bene così. Ma chi sono i single di oggi? Dai dati dei demografi si scopre che per il 38% sono uomini mentre per il 62% sono donne senza dimenticare che quelle sole hanno ormai superato ampiamente quelle sposate. Tra le single, non si può non citare la mia amica Angelique, malgrado lei lo sia convintamente e fieramente considerando che non perde mai occasione per ostentare orgogliosamente questo suo stato civile. Niente, secondo il suo pensiero, è paragonabile all’adrenalina che si prova nel conquistare qualcuno. Come darle torto soprattutto quando si è naturalmente dotate di quel “non so che” che tradisce una sorta di ardore non pienamente controllato. È un po’ come se appartenesse a un altro pianeta e lo è anche per quella strana ironia, quella verve, quello humour caustico che viene fuori in modo del tutto imprevedibile e che di solito non si trova facilmente nelle altre ragazze: mentre queste sono rassicuranti, s’intuisce che Angelique, con la sua personalità fuori dal comune, possa, invece, sconcertare o, perfino, turbare. Ma, proprio quando si è una femme fatale come lei, non abituate a ricevere un no, diventa davvero dura prendere un due di picche e, ancora di più, se se ne prendono due in poco tempo.
Qualche sera fa, durante una festa in un locale del centro alla quale le tre sorelle che han fatto un patto sono state invitate da un amico di Jacques, il ragazzo che da qualche settimana sta frequentando Estelle, Angelique ha conosciuto Amaury, 33enne, giovane rampollo di buona famiglia che lavora nell’azienda paterna. Affascinante, con quel lieve sorriso al tempo stesso timido e ardito, le è sembrato subito il ragazzo giusto quando, completo nero, camicia bianca e cravatta nera smilza un po’ allentata sul colletto, le ha proposto un drink appoggiato disinteressatamente al bancone del bar. Le è bastata un’occhiata per capire che Amaury è un tipo dalla personalità singolare come la sua. Purtroppo, a quella stessa occhiata, le è sfuggito un dettaglio più importante: Amaury è gay. Nonostante dopo abbia continuato a ripetere a se stessa che avrebbe dovuto intuirlo poiché indossava delle scarpe troppo belle per essere un etero e che avrebbe dovuto ugualmente essere edificata di aver conquistato un nuovo amico (come dice sempre lei, certe sere meglio uscire con un amico gay piuttosto che essere rimorchiata dal primo etero che capita), l’imprevisto ha messo Angelique di cattivo umore. Senza contare che, qualche giorno dopo, in palestra ha adocchiato un altro ragazzo alto, bel fisico, castano. Quando, dopo un caffè, l’ho vista avvicinarsi a me per presentarmelo, sono rimasta perplessa e spiazzata considerando la mia proverbiale riservatezza che, spesso, viene facilmente scambiata per spocchia. Ancora non sapevo che, davanti alla sfrontatezza di Angelique, il ragazzo le ha risposto con altrettanta sfacciataggine: “Mi presenteresti la tua amica?”. L’irritazione di Angelique si è placata però più tardi quando un amico comune di palestra ci ha reso edotte che a monsieur spudorato (così l’abbiamo ribattezzato) piaccia muoversi su territori difficili e, al fatto di essere preda, preferisca di gran lunga il ruolo del cacciatore. Ma mentre correvo sul tapis roulant non potevo non chiedermi: ma se il mondo potrebbe essere paragonato ad una vetrina di Hermès dove ieri Estelle ha trovato l’ennesima Birkin dei suoi desideri che deve assolutamente comprarsi, è sempre il fascino dell’inarrivabile a decretare le nostre mosse?
Ripensavo, tra l’altro, a quella di Jean Jacques, il ragazzo rimorchiato da Tommaso durante il soggiorno parigino. Per niente scoraggiato dal nulla di fatto della sera prima, il ballerino è tornato alla carica prima che Tommaso ripartisse per Milano. Secondo lui, avrebbero dovuto lasciarsi con qualcosa da ricordare, come se l’uccello extra large non fosse già stato abbastanza degno di nota. Dopo due ore di yoga, Tommaso si è persuaso che una seconda possibilità non si nega a nessuno ufficialmente perchè per Jean Jacques questo non diventasse un complesso, ufficiosamente per il piacere di raccontare l’esperienza agli amici. Quella sera tutto è andato a gonfie vele.
A volte, quando qualcosa non va, forse, basta solo cambiare prospettiva... chiamiamola così.

martedì 2 febbraio 2010

Tele-telefonarti

Milano, la città dei single. Le ultime stime registrano che su 687.401 famiglie 347.651 sono costituite da un solo elemento. I single sono il 50,6%. Non c’è da stupirsi, negli ultimi 30 anni sono aumentati di continuo. Segnali di una società che sta cambiando. Milano, città della moda che ogni sei mesi traccia l’identikit delle tendenze e dei cambiamenti del costume. Altri segnali di una società che sta cambiando. Parigi non è da meno, né nel numero dei single, in vertiginosa crescita, né nel proporre le creazioni, talvolta anche azzardate, che dovrebbero andare a rinnovare il guardaroba. Due settimane fa, mentre ero a Milano, Tommaso, il mio amico gay milanese al quale sono legata da un’amitié amoureuse, mi ha chiesto di ospitarlo da me a Parigi durante la fashion week maschile. Single impenitente, domenica sera andando alla serata “Join the Gap” del Borgo del tempo perso sembrava voler convincere se stesso più che me: “Chissà mai che in metropolitana, quando meno me l’aspetto, non riesca ad incrociare un bel modello straniero, alto, biondo, simpatico e socievole”. Così è andata con la differenza che non è stato in metropolitana ma chattando dal mio portatile e che non era un modello ma un ballerino. Due sabati fa, mentre rincasavo, esausta, dopo essere stata ad una presentazione, verso le 21, indecisa se ordinare cinese al take away o se cucinare da sola un po’ di pasta, mi sono trovata davanti Tommaso esaltato dalla prospettiva di incontrare Jean Jacques, il ballerino alto, biondo, simpatico, socievole e con un fisico da urlo, che l’aveva amichevolmente invitato a uscire. Dopo aver scambiato qualche chiacchiera preliminare ed essersi visti in webcam, avevano programmato una cena italiana in un ristorante vicino al Marais. Uscendo, mi ha fatto promettere che se mi avesse fatto uno squillo sul cellulare, avrei dovuto richiamarlo un istante dopo. Quello, infatti, è il suo campanello d’allarme. Se qualcosa non va mi devo trasformare nella sua crocerossina e correre in suo soccorso.
Più tardi, stavano diventando amici intimi, quando Jean Jacques ha pensato che fosse giunto il momento di avvertire Tommaso di un dettaglio: “Sono molto ben dotato. È enorme. Quasi tutti non sanno che farci”. Mentre stava per dire che lui non è come quasi tutti... lo shock. Tommaso non riusciva a realizzare come potesse esistere qualcosa del genere. Così, con nonchalance, fingendo di prendere un preservativo dalla piattina di Prada, ecco la richiesta d’aiuto proprio quando stavo pensando di andare a letto. In assenza di segnali contrari, confidavo, erroneamente, nel fatto che tutto stesse procedendo nel migliore dei modi.
In taxi, dopo avermi convinto ad uscire per andare a ballare poiché, secondo Tommaso, non è minimamente pensabile perdersi una serata di follie nella ville lumière, ascoltando la sua disavventura col pene extra large davanti al quale la sorpresa è stata tale da, usando le sue parole “non aver nemmeno avuto il coraggio di assaggiarlo per la paura che mi si slogasse la mandibola”, rassicurata dal fatto che il tassista, probabilmente, non stesse capendo nulla di quello che Tommaso mi stava raccontando, non potevo fare a meno di chiedermi: se, generalmente, la fantasia supera la realtà, perchè quando la realtà supera la fantasia, si rimane sempre così spiazzati?
Intanto, dall’altra parte della città, nel tardo pomeriggio, Angelique riceveva un sms: “Ciao A. Quanto tempo. Come va? Ti va di bere qualcosa stasera? Fammi sapere. F.”. Un messaggio come un altro se F. non fosse il suo ex che non sentiva e non vedeva da almeno sei mesi. Sebbene possa sembrare incredibile che anche Angelique abbia un ex e, quindi, un ragazzo con cui abbia passato più di qualche piacevole notte insieme, Angelique non riusciva a non pensare maliziosamente che l’unica chiave di lettura possibile fosse: “Ti va di scopare?”. Allettata dalla situazione provocatoria, senza esitazione, si è trovata a digitare: “Avrei da fare ma per te faccio un’eccezione. Passami a prendere alle 23. A.”. La serata stava trascorrendo tranquillamente, troppo per le aspettative di Angelique. Si parlava molto dei vecchi tempi e poco di un’eventuale possibilità di fare sesso. Anzi, per niente. Insospettitasi, mentre stava dicendo a se stessa che era ora di dare un senso a quell’appuntamento, F. ha pronunciato la frase che Angelique non avrebbe neanche remotamente pensato di ascoltare: “Ti andrebbe di tornare insieme?”.
Talvolta, forse, è proprio vera la Legge di Gumperson: “Le probabilità che qualcosa accada sono inversamente proporzionali alla sua desiderabilità”.

martedì 12 gennaio 2010

Play your part

Quando si torna in una città come Parigi dopo una settimana di assenza trascorsa rilassandosi a Courchevel, il paradiso sciistico artificiale della Savoia, se si tralasciano di considerare gli istanti in cui si maledice di non avere un’automobile con i pneumatici da neve, si deve essere già pronti di fronte alla prospettiva di trovare al proprio ritorno un miliardo di arretrati lasciati in sospeso. Tra il lavoro da sbrigare, gli impegni da organizzare, le telefonate da fare, la posta elettronica da leggere, la valigia da disfare, la spesa da comprare, la palestra da ricominciare trova la sua giusta collocazione la prima cena con le ragazze, le tre sorelle che han fatto un patto, dopo le vacanze, durante la quale diventa irrinunciabile il resoconto di quello che ho sempre considerato il periodo più noioso dell’anno se non fosse per il fatto che si può amabilmente oziare, staccare il telefono, perdere i contatti col mondo esterno e dedicarsi a se stessi o alla coppia, quando si ha la fortuna di vivere una relazione. E, se da una parte ci si lascia deliziare dal ricordo di quei momenti così appaganti e rigeneranti, dall’altra non si può fingere di non realizzare che, malgrado ne sia appena iniziato uno nuovo, un altro anno sia trascorso, portandosi con sé, quando non ci si lascia troppo coinvolgere, gli ultimi giorni generalmente segnati dai bilanci.
Tra le voci dedicate alle entrate dei periodi vacanzieri di Angelique non può mai mancare qualche nuova conoscenza maschile, solitamente una, o almeno così sembrava, a prima vista. Mentre Estelle, per le feste, è volata a Firenze da un’amica francese trasferitasi in Italia per seguire l’amore, Angelique, qualche giorno fa, era a Bruxelles per una mostra d’arte. Non amando fare la turista e convinta che per conoscere a fondo una città bisogna viverla come se vi si abitasse, girando per le strade senza nemmeno usare una cartina e facendo affidamento solamente sul senso dell’orientamento, dopo un po’ di shopping in centro, in un caffè ha conosciuto Yannick, 31enne, medico, single. Mezz’ora, un cappuccino e un gauffre dopo, Angelique ha scoperto che il suo interlocutore vive a Parigi da due anni e mezzo, è tornato a Bruxelles per trascorrere le feste in famiglia, adora l’opera e la cucina etnica. Quello che, però, ignorava, almeno al momento, era l’esistenza di Martin, il fratello gemello di Yannick, aspirante attore e anche lui single. La scoperta è avvenuta il giorno seguente, quando, dopo una cena cinese, Yannick e Angelique hanno deciso di concludere la serata in discoteca. Angelique non l’avrebbe mai immaginato nel momento in cui ha acconsentito al fatto che il fratello di Yannick li raggiungesse al locale. Tanto meno avrebbe potuto pensare che quel ragazzo intraprendente, che era la copia perfetta di Yannick e che usciva da una storia durata quattro anni, iniziasse a corteggiarla anche davanti allo stesso Yannick.
Tra un chirashi sushi e un maguro no shimofuri, mentre io ed Estelle non osavamo fare pronostici su cosa fosse accaduto dopo, non potevo non chiedermi: se le donne sono istintivamente programmate a selezionare il candidato ideale per passare da una relazione a tempo determinato ad una a tempo indeterminato, in un modo che nemmeno un ufficio del personale riuscirebbe a fare, quali sono, al contrario, i parametri che consentono di scegliere tra due ragazzi apparentemente uguali, semplicemente per un’avventura?
Le attenzioni serrate di Martin verso Angelique non infastidivano in alcun modo Yannick. Anzi, lo stimolavano ad affinare la sua strategia seduttiva. Senza dubbio, la competizione tra i due fratelli si distingueva davvero per il suo grande fair play, un codice d’onore non scritto che prevedeva implicitamente un’ammirevole lealtà verso l’avversario, soprattutto, considerando che nessuno dei due aveva un vantaggio significativo sull’altro a parte quello, a favore di Yannick, di aver conosciuto Angelique un giorno prima. Angelique, da parte sua, non poteva che essere lusingata di tutto questo interesse nei suoi confronti ma, pur essendo il gioco molto stuzzicante, sapeva altrettanto bene di non voler diventare il trofeo che il vincitore si sarebbe aggiudicato.
Rientrando a Parigi, Angelique ha notato sorprendentemente che solamente Yannick aveva il suo numero di cellulare. Martin, infatti, le aveva lasciato il suo biglietto da visita. Non potendo smettere di pensare che la partita avrebbe dovuto disputarsi equamente sullo stesso terreno di gioco, ha mandato un sms a Martin. Ma, inaspettatamente, Angelique, per la prima volta, ha deciso che la mossa migliore in quel momento sarebbe stata quella di lasciare il campo.

venerdì 18 dicembre 2009

Ex and the City

Quando si vive a Parigi o a Milano si deve essere consapevoli di vivere in una dimensione parallela. È fondamentale avere l’atteggiamento giusto: sperare per il meglio, prepararsi al peggio e chissà... si potrebbe essere piacevolmente sorpresi. Oppure no! Non mi riferisco a quegli uomini che prima portano a letto una donna e poi le dicono che hanno già una relazione. Pensavo al complicatissimo quanto variegato rapporto con gli ex: c’è chi mantiene un contegno tranquillo, chi rimane in contatto, chi tramuta l’amore in amicizia, chi convive serenamente con questa “evoluzione” della precedente relazione, frequentandosi costantemente, chi continua a condividere la propria vita, uscendo a cena, parlando delle proprie storie e presentando anche, perchè no, le nuove conquiste, chi, quando s’incontra per la strada, non sa parlare d’altro che del tempo, chi preferisce qualcosa di civile e formale, chi si sente saltuariamente e chi taglia definitivamente i ponti.
Se si considera che, in natura, le vedove nere, talvolta, uccidono e divorano il maschio quando l’amore finisce, direi che la specie umana è molto più comprensiva.
L’altro giorno, parlando con Angelique ed Estelle, mi sono resa conto che trovano abbastanza singolare il fatto che io sia rimasta così amica del mio ex. Il comportamento più diffuso, infatti, non è quello di considerare, l’esperienza precedente come un arricchimento della propria vita, una parte di vissuto che, seppur doloroso, come, qualche volta, può diventare in seguito a una rottura o a una separazione, lascia, comunque, un ricordo o un insegnamento ma, solamente, come qualcosa da dimenticare il più velocemente possibile. Riflettendoci, è talmente infantile: si tengono dei vestiti che non si indosseranno più ma non si esita un istante a buttare via un ex.
Più tardi, tornando a casa, non potevo fare a meno di chiedermi: ma se si ama qualcuno e ci si lascia, dove va a finire quell’amore? È possibile trasformare un amore appassionato in qualcosa di diverso, magari più duraturo, come un’amicizia? Insomma, si può essere amiche di un ex?
Dall’altra parte del mondo, intanto, Alfredo si stava destreggiando in una situazione indefinita con un ragazzo che non era propriamente un ex. Dopo essersi conosciuti qualche mese fa, aver avuto qualche incontro di un certo tipo, essersi persi di vista per un periodo, durante il quale Alfredo si è concesso altri divertimenti, si sono ritrovati la settimana scorsa in discoteca e, quando sembrava profilarsi la possibilità di un’amicizia, il ragazzo, dopo essere stato riaccompagnato a casa da Alfredo, l’ha invitato alle 3 del mattino a salire per un caffé. Il tentativo di allacciare un altro tipo di rapporto non è andato, però, a segno, probabilmente, perchè Alfredo, stanco, non ha capito subito la reale intenzione che il caffé avrebbe voluto sottintendere o perchè, semplicemente, non era il momento giusto. Per caso, voleva ristabilire un legame?
Il giorno seguente, Alfredo stava facendo shopping da Prada. Dopo essersi squadrato con un ragazzo, all’uscita, si sono imbattuti l’uno nell’altro. Uno scambio di battute, dalla “Pensavo che magari ti farebbe piacere bere qualcosa con me...” alla fintamente sdegnosa “Scusa ma noi ci conosciamo?” e l’intraprendente ragazzo, sicuro di sé, gli ha lasciato il numero.
Evidentemente mentre, da una parte, qualcuno si chiedeva, forse masochisticamente, se quello che c’era con il proprio ex fosse meglio di quello che c’è ora tra lui e la sua nuova fiamma, dall’altra, a qualcun altro bastava poco per andare avanti. Del resto, però, se si lascia un ex, indubbiamente, c’era qualcosa che non andava.
Guardando fuori dalla finestra la neve che scende, la prima dell’anno, la città è silenziosa, il mondo è ovattato. Tutto, improvvisamente, è diventato chiaro. Ho capito che è il momento di smettere di farsi domande: la vita è una sequenza di distrazioni in attesa del tipo giusto. D’un tratto, il passato non ha più importanza.
Questo sarà il primo Natale insieme a Nicolas. E, se qualche interrogativo rimarrà senza risposta... pazienza! Non bisogna dimenticare, forse, che c’è una stagione per tutto. Can it be that it was all so simple then? Or has time re-written every line? If we had the chance to do it all again? Tell me, would we? Solo il tempo, contro il quale nessuno può lottare, darà il giusto significato ad ogni cosa. Ma, intanto, la vita m’aspetta. Buon Natale.

giovedì 10 dicembre 2009

Mi piace il sesso e ne voglio di più

In periodi di grande fermento come questo, nei quali le tre sorelle che han fatto un patto sono prese ciascuna da mille impegni, il momento migliore per vedersi risulta essere la mattina a colazione, prima di andare al lavoro. Unica eccezione, ovviamente, è il brunch domenicale, generalmente dedicato ai pettegolezzi o al riassunto degli eventi salienti della settimana.
Partiamo dall’inizio. Tre settimane fa circa, ce ne stavamo sedute comodamente da Ladurée e leggevamo distrattamente l’oroscopo sul quotidiano del mattino. Colpita da quello che riportava il suo, Angelique ne scandiva le parole: “Prima di sera incontrerai la persona che metterà a soqquadro gli schemi della tua vita”. Per una ragazza convintamente metodica, sistematica come poche e che poco apprezza gli imprevisti come lei, eravamo dubbiose se la frase dovesse essere letta come un auspicio, un monito o una minaccia. Abituata, d’altra parte, a non dare troppa importanza a queste cose, una risata, un caffè, due biscotti e qualche minuto dopo, tutto era già dimenticato. La stessa sera ci siamo ritrovate alla festa di compleanno di Mathieu, il compagno di Florent: di solito detesto queste ricorrenze ma i party organizzati da Mathieu riescono sempre ad essere sorprendenti e ad offrire qualcosa di inaspettato e sottilmente trasgressivo.
Trasgressione che per Angelique si traduce nello sentirsi sbarazzina in un abito di Sonia Rykiel e per Estelle è sinonimo di abiti italiani invece che francesi, fasciata nel suo indescrivibile outfit di Gucci senza dimenticare il mio look, ambiguamente dark, maliziosamente androgino e ironicamente sadomaso: marsina militare doppiopetto, pull a V con scollo profondo, pantaloni da cavallerizza di Chanel e stivali appesantiti da pesanti fibbie quadrate di Giuseppe Zanotti Design. Tutto accompagnato da capelli tirati indietro appena usciti dal salone e make up in toni scuri da misteriosa femme fatale.
Niente riesce a solleticare la mia creatività come queste occasioni uniche. Talmente inconsuete che Angelique, l’abbiamo appreso qualche giorno dopo, in mezzo alla folla di persone, delle tipologie più varie, che contano in città, che pensano di essere qualcuno o dei commessi più snob delle boutique del centro, era stata molto discretamente notata da un ragazzo, un 34enne italo-francese di nome Simon, che, per qualche inspiegabile motivo, forse, semplicemente non ce n’era stata l’occasione, non le si era avvicinato.
Qualche giorno dopo, però, durante la lezione di aerobica, mentre io e Angelique eravamo sudate, spettinate e indegnamente abbigliate in top colorati e shorts deformi (solo Estelle va in palestra come se andasse ad una serata esclusiva per attirare l’attenzione dell’istruttore), il ragazzo della festa si è avvicinato ad Angelique: “Ti ho visto l’altra sera alla festa. Dato che non ci hanno presentato, penso sia ora di rimediare”.
Il giorno seguente mentre ricapitolavamo gli eventi e Angelique continuava ad interrogarsi sul perchè non avesse notato Simon durante il compleanno di Mathieu io, al contrario, mi chiedevo: se si considerano l’entropia dell’universo, il calcolo delle probabilità che due persone possano incontrarsi o scontrarsi e che la percentuale della loro affinità sia sufficientemente elevata, è la tempistica a svolgere un ruolo fondamentale? O l’interazione tra gli esseri umani è regolata solo dal volere del caso?
Dopo quel re-incontro in palestra sono seguiti, nell’ordine, due cene, un cinema e un fine settimana in Normandia e tutto andava a gonfie vele. Sembrava quasi impossibile trovare un difetto a Simon e pareva che, per una volta, le stelle avessero fatto centro. Finchè una sera, a casa mia, Mathieu ha raccontato a me, Florent ed Estelle qualche particolare interessante della vita di Simon tra cui il fatto che si era separato da circa un mese dopo che la moglie lo aveva trovato a letto con la sua migliore amica.
In quel momento ho capito che non sono né le tempistiche né le stelle a controllare le relazioni umane. In fondo, solo l’intuito individuale può rappresentare il giusto compromesso tra le due cose.