mercoledì 31 marzo 2010

Bravi ragazzi



Non posso fare a meno di chiedermi: la moda cambia davvero? Forse tutto scorre ma volte sembra proprio di essere fermi. O, magari, essere alla moda non è proprio più di moda.

mercoledì 24 marzo 2010

What’cha gonna do?

Rivedere un ex non è mai facile, in nessuna città: a volte risveglia vecchi ricordi, altre scatena la curiosità di vedere chi gli sta accanto ora, altre ancora, quando non si rimpiangono i momenti condivisi, si ringrazia semplicemente il cielo di averlo lasciato o ci si domanda come si possa essere state con un uomo così. Se, generalmente, la reazione più comune è quella di rimanere inspiegabilmente colpiti dal vederlo insieme a un’altra, anche nel migliore dei casi, in cui non esistano fatti pregressi o situazioni in sospeso, per Angelique è molto più frequente la tentazione di riandarci a letto, almeno per una volta. Secondo lei, infatti, gli uomini col passare del tempo cambiano modo di fare sesso. Ammesso e non concesso che non si tratti di un’involuzione. Personalmente, invece, mi diverto sempre a vedere i cambiamenti fisici. Tracciare un diagramma dell’evoluzione estetica dei propri ex in funzione del tempo può risollevare anche una giornata storta. Qualche sera fa, infatti, dopo essere rientrata delusa per non aver più trovato la taglia di quel jeans che continuavo a vedere in una vetrina del centro ma che, a causa della mancanza di tempo, non ero riuscita a comprare, ho visto in linea su MSN dopo parecchi mesi il mio ex italiano. Dall’avatar, non sembrava nemmeno lui: “Ma sei tu nella foto?” ho domandato. “Certo. Non ricordi neanche come sono fatto?”, la risposta un po’ infastidita. “Beh, sei cambiato”. “In meglio spero”. “Non ne sono poi così sicura”.
Per una singolare coincidenza, qualche ora dopo, mentre le tre sorelle che han fatto un patto cenavano a casa mia, l’argomento è scivolato nuovamente sulla questione ex quando Angelique ha riferito, sorpresa, quello che le aveva raccontato due mattine prima, a colazione, Roland, un ingegnere 34enne con cui, qualche anno fa, aveva avuto una rapporto di quasi 8 mesi, un gentleman elegantemente socievole dalla vigorosa personalità con due occhi verdi che mescolano sapientemente un che di irrimediabile malinconia e una deliziosa impertinenza: la settimana precedente Roland ha tradito Catherine, la sua attuale compagna con la quale convive da 2 anni. Praticamente, la prima storia seria dopo la separazione con Angelique e qualche avventura senza importanza. Quel che è peggio è che l’ha fatto con la migliore amica di Catherine che, a suo dire, l’avrebbe sedotto e conquistato. Ma se, al momento, si riesce solo a pensare che le situazioni più scomode sono quelle più intriganti, non si fa mai troppo bene i conti con il senso di colpa che affiora il giorno dopo e con la domanda che lo accompagna: che fare ora?
Rimasta sola, gustando uno dei pochi macarons di Ladurée rimasti (pétales de rose), io al contrario, non riuscivo a non pormi un’altra domanda: quanto l’immagine che si ha di un ex corrisponde alla realtà? Quando si vive una relazione, la prospettiva attraverso la quale costruiamo l’immagine del partner non può che essere distorta dalla naturale mancanza di obiettività ma, quando ci si lascia, si impara davvero a conoscere un ex?
A differenza di Estelle, l’episodio raccontato da Angelique non mi ha spiazzato malgrado la mia lettura risultasse meno disincantata della sua che, quella mattina, senza scomporsi, ha domandato a Roland se, almeno, si fosse divertito. Ma, al di là del fatto che il fascino del proibito, soprattutto in una dimensione sessuale, possa raggiungere livelli difficilmente immaginabili per altre sfere, non posso credere che le motivazioni che spingono un uomo a tradire la propria compagna con la sua migliore amica possano essere semplicisticamente riassunte dalla parola trasgressione. Probabilmente, quello che è sempre più difficile che accada nelle coppie oggi è riuscire a giocare a carte completamente scoperte, offendo all’altro l’ultima e più profonda verità alla quale si possa giungere, rischiando pure in termini di vulnerabilità. Realizzare, cioè, quel feeling che corrisponde alla sensazione di essere in contatto stretto con l’altro senza che una barriera invisibile, ma estremamente reale e percepibile, possa interporsi come invece spesso accade. Così, quello che dovrebbe essere un meccanismo autodifensivo più che lecito per mettersi al riparo dal fatto di essere facilmente attaccabili, diventa una prigione che fa dimenticare di avere un disperato bisogno di amore. Passando la vita a difendersi sempre e comunque, non si può far altro che sopperire a quella mancanza con tutte le forme compensatorie che nascono dalla sovrastruttura caratteriale basata su giochi di potere, seduzione sessuale e mercificazione dell’altro che diventa di fatto un oggetto, un accessorio della vanità individuale.
Mentre io aspettavo Nicolas da Starbucks bevendo un caffè, Angelique scioglieva i miei dubbi: niente ci lega di più agli ex quanto ciò che quando si sta insieme ci separa da loro.