martedì 17 novembre 2009

Beyond a reasonable doubt

Non ho mai capito se gli eventi più stravaganti mi siano accaduti a Parigi o a Milano. Dopo aver assecondato i sostenitori che continuavano ad insistere che io aprissi un blog ora mi ritrovo anche un altro compito ingrato e decisamente inappropriato per la mia persona: non ho mai pensato di essere una guida spirituale, né ho mai creduto che la mia vita, per quanto ricca di eventi, potesse diventare un modello o una fonte di ispirazione per nessuno. Trovo divertente citare qualche spaccato e riflettere sugli avvenimenti poiché, probabilmente, ogni cosa regala un insegnamento.
Detto questo, considerando il fatto che molti, anche quelli che poi non hanno letto nemmeno una riga, mi chiedevano a più riprese di fare questo passo, ho ritenuto opportuno informarli, perché un po’ tutti i blogger hanno una spiccata parte narcisistica che confida di essere appagata sapendo che qualcuno legge quello che viene scritto.
Dieci giorni fa circa accompagnavo Tommaso dopo il lavoro a comprare un maglione in centro. Mentre eravamo dalle parti di corso Como e avevamo deciso che era l’ora di un gin and tonic, stava, infatti, diventando buio e non c’era niente da vedere, è squillato il mio BlackBerry: Alfredo, uno dei miei amici gay milanesi (ebbene sì, per chi se lo stesse chiedendo, è vero, a Milano ho più amicizie gay che femminili), appassionato di incontri in chat e di cybersex, che da un paio di settimane aveva iniziato a seguire il mio blog, mi ha raccontato quello che gli è accaduto qualche sera prima: era a ballare in un locale e ha conosciuto un ragazzo, 26 anni, che, però, fa già coppia fissa con qualcuno. Niente di strano se non fosse per il fatto che, di nascosto dal fidanzato, ha dato ad Alfredo il suo numero di cellulare, pregandolo di farsi sentire in settimana per accordarsi su un’eventuale uscita, a due, ovviamente. Alfredo, quindi, ha mandato un sms e il ragazzo, essendo il fidanzato, generalmente, incurante di cosa faccia quando non sono insieme, ha risposto proponendo una calda notte di sesso sfrenato. A questo punto, Alfredo mi ha sottoposto il fatidico interrogativo: “Cosa faccio? Si vive una volta sola, non voglio sentire morali”. In quell’istante, non ho potuto fare a meno di domandarmi: quando si è ad un bivio e ci si chiede da che parte andare, se nemmeno la volontà riesce a condurre immediatamente alla scelta, come quando si è al cospetto dell’ennesima borsa di Bottega Veneta, il dubbio, quello che una giuria, inspiegabilmente, fiuterebbe al volo, rappresenta forse il campanello d’allarme che separa la determinazione dal desiderio?
Al sospetto che, probabilmente, stava frequentando troppi ragazzi, Alfredo ha replicato: “Non ha senso essere fedeli, se non si è innamorati”. Così, ripensando che, secondo Angelique, la normalità è solo una maschera dell’eccesso o, in altre parole, che soltanto un ordine precostituito può generare un’interessante trasgressione, soffocando il mio imbarazzo, dopo aver puntualizzato, conoscendo Alfredo, che non avrebbe dovuto aspettarsi altro che sesso senza coinvolgimento emotivo, naturalmente e quasi involontariamente ho detto: “Beh, che dire? Fatti questa scopata!”. Rassicurata dal pensiero di Tommaso che collimava col mio anche riguardo al dettaglio che, eventualmente, avrebbe dovuto essere il ragazzo a doversi preoccupare che, essendo fidanzato, anche solo questo presupposto sarebbe dovuto essere sufficiente come deterrente, non riuscivo a stare nella pelle all’idea di sapere come si sarebbe evoluta la situazione.
Rientrata a Parigi, ieri verso mezzanotte e mezza, mentre stavo riflettendo sul fatto che, soprattutto quando si parla di sessualità, la facilità del peccato sconcerta il pentimento, è arrivata con un tempismo quasi telepatico la chiamata di Alfredo: col ragazzo, molto dotato, ci sono state tre notti infuocate, tutte decisamente notevoli se si tralascia di sottolineare che, dopo la prima, l’ardore ha subito una lenta, progressiva e inesorabile diminuzione. Del resto, in situazioni come queste, ogni cosa è bella la prima volta ma le altre non possono che diventare monotone e ripetitive. Già, penso, è così in tutte le cose della vita ma, se si aggiunge il fatto che non c’è nient’altro a fare da collante a parte l’intesa sessuale, come potrebbe essere altrimenti? Così, per evitare la mancanza d’immaginazione, il ragazzo ha proposto di allargare il cerchio.
Questa mattina, a colazione, raccontando l’episodio a Estelle ho capito che se, il dubbio costituisce il dispositivo di controllo del pensiero sull’azione si è davvero fortunati quando accanto si ha qualcuno nei cui occhi si possono trovare tutte le risposte ai nostri dubbi. Tornata in strada, il sole ha fatto capolino da una nuvola grigia.

7 commenti:

  1. Era un sacco che non leggevo un post come questo! Ti devo fare i miei complimenti.
    L'argomento di cui parli riempie anche mie molte discussioni. Cedere al desiderio è facile, solo che quando si è fidanzati diventa davvero difficile, io personalmente non ci riuscirei a farlo. Solo il fatto di dover decidere se tradire o meno significherebbe solo una cosa.

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  2. Io mi porrei un'altra domanda: ma se fossi nei panni del fidanzato vorrei sapere che il mio ragazzo fa il cavolo che vuole alle mie spalle? Se sì, lo accetterei o lo lascerei seduta stante? ^_-

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  3. Cara Alexis,
    le cose stravaganti accadono indifferentemente sia in terra meneghina che in terra di Francia, per il semplice fatto che ci sei tu a calamitarle!

    Quando si parla di fare la "terza incomoda", applico la tecnica dell'eccelso Paganini: non mi ripeto. Una sera è più che sufficiente per soddisfare i miei desideri... E per quelli di domani, ci sarà qualcun altro ^_^
    Come dici tu, quando non c'è niente altro che ti lega oltre al sesso, non c'è motivo di continuare oltre la frequentazione. Già dal secondo appuntamento, vengono a mancare l'aspettativa, la sorpresa, l'eccitazione del nuovo... E poi i triangoli sono appaganti solo quando tutti e tre i partecipanti sono parte attiva e consapevole.
    Per quanto riguarda le domande di Angelique, rispondo alla prima con un secco sì. Se parliamo di fidanzati, quindi quando ci sono sentimenti in gioco, non tollero sotterfugi di nessun tipo. Preferisco che mi si dica la verità, mettendo a nudo quest'esigenza e, perchè no, soddisfarla insieme. Quindi, citando il Renato nazionale, il triangolo non lo avevo considerato, ma sono pronta a farlo. Alla seconda domanda rispondo con: lo lascio seduta stante senza rimorso e senza ripensamento di sorta.
    La menzogna è una cosa che non sopporto: mi toglie la possibilità di compiere delle scelte consapevoli e quindi limita la mia libertà. E quella, non sono disposta a cederla a nessuno...

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  4. Ma i principi azzurri dove sono finiti?

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  5. @ Rano: vero, generalmente quando si tradisce c’è già qualcosa che non va nella coppia. Ma sono sicura che se si analizzassero i casi più frequenti di tradimento, molti, senza esitazione, li bollerebbero come semplici ed innocenti distrazioni.


    @ Angelique: non sono certamente domande semplici. Senza pensarci direi: 1) no; 2) dipende.


    @ Karen: la prima frase mi piace e fa gongolare il mio ego per quanto non so se sia del tutto vera. Per il resto, non mi trovo fondamentalmente d’accordo. Personalmente, sono meno perentoria nelle decisioni. La “terza incomoda” non l’ho mai fatta, quindi non saprei. A volte mi chiedo se dovrei dolermi di questo fatto! :D


    @ gt: a Londra per caso? Comunque, torna pure a farmi visita, ne sono lieta. Non immaginavo che avresti raggiunto anche questo lido virtuale.

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  6. E cosa non sono quei culi li nella foto? :D Beati loro.

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