mercoledì 2 dicembre 2009

Deeply superficial

Mi è sempre piaciuta una cosa di Parigi: non si sa mai cosa possa accadere da un momento all’altro. Da quando ci sono venuta, parecchi anni fa, è iniziato il nostro rapporto di amore e odio. Non cambierei nulla di questa città... tranne, forse, il clima. Ma anche Milano non scherza. Ci sono dinamiche, però, come quelle degli incontri galanti, chiamiamoli così, che sono universali. Dopo Adamo ed Eva, la coppia antesignana, le modalità che regolano le interazioni sociali e sessuali tra le persone si sono evolute e diversificate. Esiste la coppia monogama, quella aperta, quella legata attraverso un vincolo matrimoniale, quella occasionale, quella periodica, quella trasgressiva, quella per un’avventura, quella che sussiste solo dietro compenso, quella triangolare, quella multipla fino ad arrivare all’ultima frontiera di questo concetto, la “troppia” anche se non mi è ancora perfettamente chiaro se il significato indichi semplicemente una “coppia” formata, in realtà, da tre persone, quindi, un trio o se sottintenda, neanche tanto velatamente, che uno dei componenti è di troppo. Ma rimane un mistero cosa faccia funzionare una coppia al meglio nonostante, si dice, il sesso rappresenti una parte molto importante.
Qualche sera fa, mentre con Angelique, Estelle e Florent provavamo l’ultimo ristorante persiano aperto in città e parlavamo del Natale, di cosa sia cool regalare e di come uno sgasa-champagne, diventato chic negli anni Novanta, sia, comunque, un oggetto da prostitute oltre ad essere assolutamente inutile, abbiamo appreso da una Estelle in vena di confidenze, davanti a un drink, l’evoluzione della sua vita sessuale con Jacques. Convinta della sua carica erotica, per nulla scoraggiata di fronte al primo tentativo fallito e rassicurata dalla certezza che la passione deva essere accesa e alimentata non avrebbe potuto accettare l’idea, per citare testualmente, che l’acciarino, sfregando la pietra focaia, non avesse prodotto alcuna scintilla, soprattutto, considerando il fatto che Jacques l’aveva nuovamente invitata ad uscire. Senza dubbio, non poteva neanche pensare che a lui andasse bene così (o... orrore, orrore, magari sì?). Così, intenzionata a non mollare al primo colpo, ha elaborato una strategia che potesse rendere ardente la vita sessuale di quella coppia improvvisata. Il piano prevedeva, per il secondo incontro, un programma che iniziava con una cena e terminava con una serata in discoteca ma niente sesso. Se, generalmente, è vero che l’attesa aumenta il desiderio, Estelle era determinata a farlo esplodere. Il giorno dopo, quindi, ha deciso che sarebbe servito un completino sexy malizioso e audace, qualcosa che facesse venire Jacques nei pantaloni non appena l’avesse vista. Il momento dei fuochi d’artificio si stava avvicinando.
A questo punto, non potevo fare a meno di chiedermi: ma in un mondo dai cambiamenti veloci in cui le coppie si formano e si disfano in un batter di ciglia e ci si ritiene fortunati se il partner non torna dal viaggio di nozze con un’altra persona, quando vale davvero la pena impegnarsi per fare funzionare una coppia... e qual è il numero ragionevole di candidati che possano costituire per ciascuno l’altra metà del cielo?
Oltralpe, intanto, si passava dalla ricerca della potenziale metà a quella della metà di qualcun altro. Poiché niente accade per caso, Alfredo, si è trovato ancora nella situazione di flirtare con un ragazzo già fidanzato nonostante, frase molto ricorrente, sembri che la storia sia ormai agli sgoccioli. Questa volta è stato il caso di un istruttore di karate, 36 anni, un corpo da urlo che s’intravede dal kimono e una dotazione interessante. Dopo aver puntualizzato di essere più interessato alla qualità che alla quantità, il ragazzo ha invitato Alfredo da lui per un “combattimento”. Eccitato dall’idea di una lezione privata per imparare qualche segreto sul kamas... sul karate, è rimasto in attesa di una sua telefonata per fissare un incontro, rimasto indefinito. Se è vero, però, che lasciando passare troppo tempo per queste coppie da una sera, l’interesse scende e non solo quello, questa volta, è stato Alfredo a chiamare e a decidere i dettagli. Quando ha suonato il campanello e ha visto che il suo istruttore aveva sostituito il kimono con una vestaglia di foulard, ha capito di aver fatto centro e di essere riuscito a prendere la situazione in mano.
Forse, in una coppia, di qualunque tipo sia, è solo tutto una questione di equilibrio o, semplicemente, tutti noi ci trasformeremmo se avessimo il coraggio di essere ciò che siamo.

7 commenti:

  1. La mia città offre ben poco e alla fine tutti si conoscono, anche volendo sarebbe impossibile pensare a una relazione al di fuori di una coppia!

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  2. Spiritosona. Se dovessi essere esattamente come mi descrivi, sembrerei una stronza galattica.

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  3. Cara Estelle,
    forse dovremmo essere tutte delle stronze galattiche, forse avremo una vita, sotto ogni punto di vista, più soddisfacente...

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  4. Grazie mille del bellissimo commento sul mio blog! Sai...sempre della serie "inventiamoci un lavoro", come vedi ci sto lavorando!

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  5. Angelique - quanto sei scema!!!

    Karen Walker - condivido.

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  6. @ Karen: concordo anch'io.


    @ Rano: ti pare... è solo quello che penso! ;)


    @ sorelle di Francia: non fate le isteriche sul mio blog! :P

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